Lingue straniere: quando IL metodo non esiste!

Chi mostra interesse nelle lingue straniere perché è studente o insegnante non può sottovalutare la presenza del concetto di ‘metodo’. C’è chi senza si sente perso, chi lo vive come un’oppressione, chi come senso del dovere, altri ancora come una sicurezza e/o una legge imprescindibile per la propria attività. Ma cosa è realmente un metodo? Quali vantaggi apporta? Ha degli svantaggi? Esiste il metodo universale come panacea per tutti i mali di studio e apprendimento? E se IL metodo non esistesse?

Ebbene, andiamo per ordine. Chiunque studi una disciplina (e questo discorso vale a maggior ragione per quelle linguistiche) SA che occorre un metodo per imparare nel più breve tempo possibile e nella maniera migliore. Se la disciplina coinvolge il fisico i risultati saranno visibili sin da subito. Se invece la disciplina alla quale ci si approccia implica il funzionamento dei processi mentali allora i risultati sono invisibili eppure presenti, in quanto la possibilità di monitorare/quantificare i progressi è limitata. Magari occorrerà del tempo per vederli manifestarsi, ma è indubbio che, nel momento in cui ci si applica e si applica un metodo di studio per se stessi valido, qualcosa sboccia in termini di apprendimento. Il metodo è l’ancora di salvezza nel mare di una conoscenza molto grande. Per barcamenarsi e non lasciarsi travolgere dalle ondate di tempi verbali, lessico, particelle e desinenze è necessario qualcosa che crei ordine, organizzazione: il metodo, appunto! O meglio il metodo, o un metodo? Questo è il punto…

Se da un lato i neurolinguisti hanno dato numerosi utili contributi allo studio del funzionamento del cervello in condizioni di apprendimento, è altrettanto vero che, pur conoscendo le dinamiche di ciascun essere umano dal punto di vista fisiologico, ognuno di essi è diverso per il modo in cui le fa funzionare. Mi spiego: tutti siamo in possesso di un apparato psicofisico che funziona secondo le stesse leggi, ad esempio quando leggo, a meno che non sia cieco, si attivano le zone cerebrali preposte alla vista e che governano i movimenti oculari. Eppure la peculiarità di ciascun individuo fa in modo che il tipo di apprendimento da egli favorito vari da persona a persona. C’è chi predilige la lettura, chi la visione di film, chi l’ascolto, chi il viaggio in luoghi stranieri per mettersi alla prova di persona sperimentando sul campo le funzioni di una lingua. Per questo motivo esistono degli assunti fondamentali ed incontrovertibili che regolano l’apprendimento delle lingue, i quali però da ultimo vanno calibrati in funzione delle potenzialità, qualità, carattere di chi vuole imparare. La consapevolezza di chi si è e di come si funziona, in tal senso, è la vera chiave di volta per il successo nell’apprendimento linguistico. Tenere conto del fattore personale e collegarlo a quello universale in relazione all’apprendimento è il vero punto focale in grado di fare la differenza tra un metodo e il metodo che va bene per se stessi. E qui ritorna la domanda: esiste un metodo di apprendimento linguistico universale? Alla luce del discorso intessuto finora, no. Non esiste perché tutti siamo diversi e mostriamo predilezione per determinati strumenti anziché altri. Il che va doverosamente tenuto in considerazione se si vuole fare un percorso prolifico in termini di successo personale e risultati.

Nel paragrafo precedente abbiamo pertanto trattato dell’esistenza del metodo, e cioè un insieme di tecniche volte a far interiorizzare delle conoscenze. Ora ci occuperemo dei vantaggi e degli svantaggi, se ce ne sono. Innanzitutto i vantaggi di avere un metodo sono focalizzazione e velocità di apprendimento. Se riesco a trovare un metodo come punto di riferimento avrò un focus sul quale concentrarmi e al quale guardare per non perdermi. Disporrò pertanto di un’ancora. Questa focalizzazione aiuta a non disperdersi e quindi ad arrivare prima alla meta. E gli svantaggi? In realtà, se proprio occorre trovare uno svantaggio, o meglio un limite al metodo è quando esso mostra la sua staticità. Il metodo migliore è quello che si può personalizzare di volta in volta, che è flessibile perché tiene conto della realtà dei bisogni e dei progressi di chi apprende. Un metodo non è qualcosa di “fatto e finito”, bensì dovrebbe sempre venire messo in discussione nella sua affidabilità. Insomma deve essere al contempo una certezza passibile di miglioramento.

Va da sé che IL metodo universale non esiste e non dobbiamo nemmeno avere la pretesa di trovarne uno. In molti istituti e scuole di lingue straniere vengono decantati diversi metodi di apprendimento. Gli stessi che rivelano i propri limiti nel momento in cui qualcuno non riesce ad applicarli e a trarne i benefici! Se i vari metodi sono molto utili soprattutto per le varie tecniche che mettono a punto, il metodo personalizzato resta il migliore. Questo perché ciò che lo rende infallibile è il fatto di tagliarlo sulla misura del proprio apprendimento. Calibrare, lavorare sul far combaciare le proprie qualità con ciò che è stato studiato e funziona, è questa la forza del metodo personalizzato che non si pone al di sopra degli apprendenti, ma che li accompagna con le loro qualità nel proprio percorso di conoscenza.

Laura Visioli.

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